LE PATOLOGIE DELL'IPOFISI


Il problema più comune a cui va incontro l’ipofisi è la presenza di un tumore quasi sempre benigno (adenoma), ma gli effetti che può produrre clinicamente sono importanti.
I tumori ipofisari sono più frequenti in pazienti di mezza età e anziani e rari prima della pubertà. Inoltre la maggior parte colpisce soggetti senza storia di familiarità per queste patologie e di solito non si trasmettono di generazione in generazione.
Gli adenomi ipofisari rappresentano il 10-15% dei tumori intracranici e possono essere presenti anche da molti anni senza dare sintomi. Questi tumori hanno solitamente piccole dimensioni e quando non superano il centimetro di grandezza vengono definiti microadenomi se superiori ad 1 cm. sono chiamati macroadenomi.
I tumori dell’ipofisi si dividono in due grosse categorie: funzionanti e clinicamente non funzionanti. Quelli funzionanti determinano ipersecrezione in genere di un ormone ipofisario. I tumori clinicamente non funzionanti sono definiti tali perché non riusciamo a misurare nel sangue l’eccesso dell’ormone.
Gli adenomi ipofisari, in base al tipo di ormone che essi possono secernere in eccesso, vengono definiti:PRL secernenti; GH secernenti; ACTH secernenti; TSH secernenti; LH-FSH secernenti.

 

Le principali patologie

- Prolattinoma
- Acromegalia
- Sindrome di Cushing
- Ipopituitarismo o insufficienza ipofisaria
- Carenza di Gonadotropine
- Carenza di GH
- Carenza di TSH
- Diabete Insipido

 

PROLATTINOMA
L’ormone prolattina (PRL) viene prodotto dall’ipofisi in condizioni fisiologiche in grande quantità nella donna durante la gravidanza e l'allattamento e stimola la produzione di latte dalle mammelle.
L’adenoma ipofisario secernente ormone prolattina viene definito Prolattinoma.  IL prolattinoma determina una condizione clinica definita iperprolattinemia.
Non solo il tumore ipofisario può determinare l’iperprolattinemia, ma possono esservi anche altri motivi. Le altre cause sono fisiologiche (stress, sonno, gravidanza, allattamento ..) e farmacologiche, infatti quando siamo di fronte a iperprolattinemia bisogna fare un’attenta anamnesi farmacologica per escludere che la persona non stia prendendo farmaci che possono determinare un aumento dei livelli di prolattina.
La frequenza del prolattinoma è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Nelle donne prevale il microprolattinoma, mentre per il macroprolattinoma la frequenza è uguale nei due sessi. L’età media della diagnosi è 25-35 anni per i micro e 45-55 anni per i macroprolattinomi.
I sintomi della iperprolattinemia sono nella donna: le alterazioni del ciclo mestruale, l’assenza del ciclo mestruale (amenorrea), la secrezione di latte dai capezzoli senza essere in allattamento (galattorrea). I sintomi nell’uomo sono invece: la riduzione del desiderio sessuale, la disfunzione erettile, il gonfiore delle mammelle (ginecomastia). In entrambi i sessi possono essere presenti difetti visivi e cefalea.  Occorre inoltre fare attenzione ai casi di infertilità di coppia.
Verificata la presenza di iperprolattinemia si deve effettuare uno studio radiologico della ghiandola ipofisaria per mezzo di una Risonanza Magnetica o una TAC.
Se viene confermata la presenza dell’adenoma ipofisario si procede con la cura che consiste nell’assunzione di farmaci chiamati agonisti dopaminergici (DA). Gli obiettivi della terapia farmacologia sono quelli di ridurre il volume dell’adenoma e di normalizzare i livelli ormonali di prolattina con conseguente scomparsa delle manifestazioni cliniche e ripresa della normale funzionalità gonadica e della fertilità in entrambi i sessi.
Nel caso di insuccesso della terapia farmacologia del prolattinoma può essere preso in considerazione l’intervento chirurgico, che avviene per via transfenoidale. Dopo l’asportazione chirurgica il paziente dovrà essere comunque seguito attentamente dall’endocrinologo.

 

ACROMEGALIA
L’ormone GH (Growth Hormone) significa ormone della crescita. Nei bambini è indispensabile per il normale livello di crescita. Nell’adulto il GH è importante per diverse funzioni che comprendono i livelli normali di energia.
Ci sono rari casi in cui l’ipersecrezione di GH si manifesta prima del completamento del processo puberale e ciò è causa di gigantismo.
Il Tumore ipofisario che produce GH in eccesso nel soggetto adulto determina una condizione clinica definita acromegalia. Di solito colpisce
soggetti in età media con una lieve maggioranza per il sesso femminile .
L’acromegalia si manifesta con sintomi determinati dall’ipersecrezione di GH, e dagli effetti compressivi dell’adenoma ipofisario.
L’ipersecrezione del GH si può accompagnare anche ad un eccesso di produzione di prolattina (tumore misto) e può avere effetti su molti organi.
I segnali caratteristici di un soggetto affetto da acromegalia sono: l’alterazione della fisionomia, l’ aumento delle dimensioni delle mani e dei piedi, la macroglossia (aumento del volume della lingua), la cefalea, l’astenia, la  sindrome del tunnel carpale, la sudorazione e l’apnea notturna.
La diagnosi di acromegalia si fonda, essenzialmente, dalla presenza di livelli plasmatici basali elevati sia di GH che di un’altra sostanza chiamata IGF-I, di alterate risposte del GH al carico di glucosio (OGTT; mancata soppressione).
I livelli di GH riflettono, in genere, l’attività di secrezione del tumore ma non necessariamente la durata della malattia o la gravità delle manifestazioni cliniche.
L’acromegalia porta a pesanti complicanze.  Le più frequenti sono le alterazioni cardiovascolari e metaboliche (ipertensione arteriosa, ridotta tolleranza ai carboidrati) e le problematiche reumatologiche (artrosi, artralgie).
La terapia dell'acromegalia può essere chirurgica con intervento d’asportazione dell'adenoma ipofisario (per via transfenoidale), farmacologica o radiante.

 

SINDROME DI CUSHING
L’ACTH è l’ormone che stimola le ghiandole surrenali, situate proprio sopra i reni, a produrre vari ormoni tra i quali il cortisolo indispensabile per la vita e per affrontare lo stress.
Il tumore ipofisario che produce ACTH determina una condizione clinica definita malattia di Cushing.
I tumori ipofisari ACTH-secernenti sono la causa più frequente dell’ipercorticosurrenalismo caratteristico della malattia di Cushing (dal nome del neurochirurgo americano che per la prima volta la descrisse nel 1932) che costituisce i 2/3 dei casi di una più ampia sindrome, la sindrome di Cushing, espressione clinica degli effetti metabolici dell’ipercortisolismo inappropriato e persistente.
La malattia di Cushing si verifica più spesso nel sesso femminile, fra i 20 e i 40 anni di età, con un rapporto femmine:maschi che va da 3:1 a 8:1.
I segni caratteristici di un soggetto affetto da malattia di Cushing sono: obesità prevalentemente localizzata al tronco (vita e fianchi) e non agli arti; viso arrotondato (come una luna piena) e rossastro con acne e peluria; ipertensione, diabete, osteoporosi e nelle donne irsutismo e alterazione del ciclo mestruale; stanchezza, depressione, con repentini cambiamenti d'umore.
Nel sospetto clinico di malattia di Cushing, esclusa con un’accurata anamnesi la causa iatrogena (eccessiva assunzione di farmaci a base di cortisone) dell’ipercorticosurrenalismo, è in assoluto necessario procedere ad una serie di indagini di laboratorio e strumentali.
La terapia è di tipo chirurgico a livello ipofisario. A volte, la rimozione chirurgica è incompleta ed in tal caso è necessario un trattamento radioterapico.
Un nuovo farmaco efficace ha appena terminato e superato la fase sperimentale e sarà a breve disponibile.

 

IPOPITUITARISMO
Quando l'ipofisi non produce o produce in quantità insufficienti uno o più ormoni si parla di ipopituitarismo (parziale o totale).
L'ipopituitarismo è spesso causato da un adenoma dell'ipofisi. Altre volte può essere la conseguenza della terapia chirurgica e/o radiante impiegata nella cura degli stessi tumori ipofisari. Anche traumi cranici recenti o pregressi possono determinare ipopituitarismo.
Il decorso clinico dell’ipopituitarismo conduce progressivamente alla perdita della funzione dell’ipofisi anteriore interessando, inizialmente, la secrezione di GH (considerata l’anomalia endocrina più comune in corso di ipopituitarismo anche se clinicamente silente nell’adulto), la funzione gonadotropa seguita nel tempo da un deficit di TSH, e infine ACTH.
La secrezione ormonale dell’ipofisi posteriore è colpita solo molto raramente e quando questo accade, il problema è primitivamente ipotalamico piuttosto che di origine ipofisaria.
L’ipopituitarismo si manifesta con sintomi dovuti al deficit di una o più tropine ipofisarie.
Le manifestazioni cliniche sono correlate anche all’età di insorgenza del deficit ormonale e da quanti e quali deficit ormonali sono presenti e dalla loro gravità e durata. I sintomi di ipogonadismo, oligo-amenorrea e/o anovularietà cronica nella donna e diminuzione della libido ed impotenza nell’uomo, possono essere le manifestazioni più precoci.
Nel caso di deficit di ACTH e di conseguenza di cortisolo prodotto dai surreni si è in presenza di ipotensione, affaticamento, perdita di peso e in generale del benessere psico-fisico.

Invece gli aspetti clinici del deficit di GH in età adulta comprendono malessere generale, facile affaticabilità, debolezza muscolare, osteopenia, obesità, difficoltà psicosociali ed aumento del rischio cardiovascolare.

 

ALTRE INSUFFICIENZE IPOFISARIE
Tra le altre insufficienze ipofisarie rientrano il deficit dell’ormone tireotropina (TSH), il deficit di gonadotropine (FSH ed LH) e il  deficit dell’ormone antidiuretico (ADH).
Nel caso di  insufficiente produzione di TSH i sintomi sono l'astenia, il rallentamento globale dell'attività fisica e psichica, generalmente la secchezza della cute, l’aumento di peso e il rallentamento del battito cardiaco.
Il deficit di FSH e LH determina: nella donna generalmente irregolarità nelle mestruazioni fino alla completa mancanza di cicli mestruali; nell'uomo impotenza, calo della funzione e del desiderio sessuale; in entrambi infertilità.
La mancanza di ADH comporta l’incapacità da parte dell’organismo di concentrare le urine determinando una patologia che va sotto il nome di diabete insipido. La causa può essere legata a traumi cerebrali, tumori o infiammazioni dell’ipofisi, in particolare nella sua parte posteriore. In questa condizione il soggetto colpito deve urinare spesso, anche di notte. Inoltre, per compensare le perdite di liquido, sente il bisogno di bere moltissima acqua, ciò nonostante rimane assetato. Spesso questa patologia è accompagnata da cefalea e alterazioni del campo visivo.

 

ADENOMA IPOFISARIO SECERNENTE TIREOTROPINA (TSH)
Il TSH o tireotropina, come suggerisce il nome, stimola normalmente la ghiandola tiroide (situata alla base del collo, davanti la trachea) a produrre gli ormoni tiroidei (T3 e T4) indispensabili per la vita e che regolano varie funzioni del nostro organismo tra le quali quella cardiaca e metabolica.
I Tumori ipofisari che producono TSH in eccesso sono i più rari (circa 1% ).
I segni clinici sono: gozzo diffuso, ipertiroidismo, difetti visivi.
Si presenta con ipertiroidismo centrale e con inappropriati livelli circolanti di TSH (non soppresso dagli alti livelli di ormone tiroideo circolante).


ADENOMA IPOFISARIO SECERNENTE GONADOTROPINE (LH-FSH)

Le gonadotropine controllano la sfera sessuale e la riproduzione. Sono l’ormone luteinizzante (denominato LH) e l’ormone follicolo stimolante (FSH). Nel sesso femminile questi ormoni controllano l’ovulazione. Sono perciò essenziali per un ciclo mestruale regolare e per la fertilità.  Nel maschio stimolano la sintesi di testosterone e la spermatogenesi.
L’ adenoma secernente gonadotropine, molto raro, è caratterizzato da inappropriato rilascio di alte concentrazioni di ormoni gonadotropi (FSH, LH).
Questo tumore è osservato di solito in uomini di età superiore a 45 anni, ma è stato anche descritto in donne in età postmenopausale e, molto più raramente, in donne in età premenopausale.


ADENOMI IPOFISARI NON SECERNENTI
Rappresentano circa un quarto degli adenomi ipofisari con una frequenza stimata di circa 50 casi per milione nella popolazione generale. Si presentano con uguale frequenza nel maschio e nella femmina tra i 40 e i 60 anni di età.
L’assenza di sintomatologia endocrina caratteristica non permette una diagnosi tempestiva di adenoma ipofisario, che invece può essere scoperto casualmente in corso di Risonanza Magnetica (RM) eseguita per altro motivo, o alla comparsa dei tipici segni di compressione o di deficit endocrini riferibili a ipopituitarismo.
La diagnosi si fa attraverso uno studio neuroradiologico (preferibilmente una risonanza magnetica). D’obbligo anche uno studio ormonale per verificare la presenza di deficit ipofisari e per escludere sottili ipersecrezioni ormonali.
La terapia è di tipo chirurgico (per via transfenoidale), o radioterapica.